Come si puo’ osservare dal filmato e dalle immagini, la danza-scherma non è da confondere con la “pizzica salentina” anche se nelle ronde i tamburelli richiamano a ballare e la danza-scherma si mescola a quella della pizzica.
Alcune tracce della scherma risalgono ad alcuni scritti di Antonio Gramsci durante la sua prigionia come pratica dei carcerati.
La scherma senza musica concentrata nella gestualità dei movimenti di studio dell’avversario richiama le tecniche delle arti marziali ed è sostenuta da un ritmo ben preciso scandito dal battito dei piedi per terra.
La scherma senza musica concentrata nella gestualità dei movimenti di studio dell’avversario richiama le tecniche delle arti marziali ed è sostenuta da un ritmo ben preciso scandito dal battito dei piedi per terra.
Dal film si vede poi l’uso della scherma come un modo per sfidarsi a duello e stabilire il piu’ forte per conquistare il dominio del territorio.
I tamburelli salentini formano la ronda che segue e sostiene gli sfidanti, i gesti tecnici entrano in armonia coi ritmi di quello che la fa diventare danza-scherma.
Vince chi tocca l’avversario con il dito indice proprio come la spada o la simulazione del coltello, l’uso del termine danza delle spade che non c’entrano niente è scorretto mentre si chiama danza-scherma o dei coltelli come per il titolo del film-documentario “Danze di palloni e di coltelli”.
I tamburelli salentini formano la ronda che segue e sostiene gli sfidanti, i gesti tecnici entrano in armonia coi ritmi di quello che la fa diventare danza-scherma.
Vince chi tocca l’avversario con il dito indice proprio come la spada o la simulazione del coltello, l’uso del termine danza delle spade che non c’entrano niente è scorretto mentre si chiama danza-scherma o dei coltelli come per il titolo del film-documentario “Danze di palloni e di coltelli”.
La scherma è oggetto di studio dell’Ass. Terramara che ci ha fornito queste notizie storiche, la Compagnia di scherma salentina continua a tenerla viva appassionatamente, e diffonderla come manifastazione della cultura salentina.
E’ un’antica tradizione che si tramanda di padre in figlio, come Leonardo Donadei apprese dal padre, Alfredo Barone il maestro piu’ anziano ha insegnato al figlio Salvatore, come Salvatore Barone farà con suo figlio.
da un intervista all’Ass. Terramara
a cura di Miriam Micheletti